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XXXIV e ultima Domenica dell'anno liturgico

SOLENNITA DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO


1. L'icona di Cristo re dell'universo


In quest'ultima domenica dell'anno liturgico viene celebrata nel Rito romano la solennità di Cristo Re dell'universo. La figura del Cristo propria del mistero che oggi si celebra è ben descritta nelle prime due letture della parola di Dio che sono state appena proclamate: "Ecco venire sulle nubi del cielo uno simile ad un figlio d'uomo" (Dn 7, 13); “Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra" (Ap 1, 5). 

I tratti pasquali di questa icona di Cristo vengono poi completati dal Vangelo di Giovanni attraverso la descrizione del dialogo di Gesù con Pilato.


2. La solennità di Cristo Re


La solennità di Cristo Re dell'universo non è una celebrazione antica. Le varie liturgie dell'Oriente e dell'Occidente infatti fin dall'inizio hanno celebrato solamente gli eventi storici della sua esistenza legati alla manifestazione e alla rivelazione della sua Persona, ma non hanno mai celebrato titoli concettuali del Cristo, staccati dalla sua vita concreta,


La solennità odierna in realtà ha origini molto recenti. Essa è stata istituita da Papa Pio. XI nel 1925. Fin dall'inizio è stata segnata dal clima culturale e politico del periodo storico in cui essa è nata e si è sviluppata: dalla seconda metà dell'ottocento alla prima metà del novecento. Di fronte ai poteri politici del tempo, quasi sempre ostili e antagonisti alla religione, la Chiesa ha voluto affermare e sottolineare con questa festa l'esistenza di una regalità e di un potere al di sopra dei poteri umani e civili.


La riforma liturgica infine, dopo il Concilio Vaticano II, ha collocando la solennità nell'ultima domenica dell'anno liturgico. In questo modo ha contribuito a farla uscire dall'ambiguità in cui era nata e a inserirla nel grande mistero del ritorno di Cristo alla fine dei tempi: Ecco venire sulle nubi del cielo uno simile ad un figlio d'uomo.


Oggi tuttavia, come sempre, è soprattutto la parola di Dio che ci aiuta ha scoprire il vero senso e il significato della festa nella nostra vita.

3. Le prime due letture: Il Pantocratore


La prima lettura tratta dal libro del profeta Daniele e la seconda dal Libro dell'Apocalisse che la Chiesa ci fa ascoltare oggi, ci presentano l'immagine del Cristo come l'Alfa e l'Omega, come colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente.


"Ecco venire sulle nubi del cielo uno simile ad un figlio d'uomo" (Dn 7, 13), (prima lettura); Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra" (Ap 1, 5) (seconda lettura).


L'immagine del Cristo seduto in trono e in procinto di venire, con le braccia aperte, ha dominato l'abside di quasi tutte le chiese di oriente e di occidente nel primo millennio della storia della Chiesa. E' l'immagine del Pantocratore, di colui cioè che viene e che tutti abbraccia. Da una parte il Re, il Veniente e dall'altra tutte le tribù della terra e cioè l'assemblea dei credenti, noi discepoli del Signore.


L'immagine della vita cristiana come un cammino verso l'incontro con il Signore infatti è stata molto familiare nel medioevo. L'architettura delle grandi cattedrali di allora, molte delle quali ancora esistono, esprimono questa teologia della vita cristiana. Appena si varca la porta lo sguardo è attratto dal grande Pantocratore che domina l'abside sopra l'altare. Inoltre il pavimento è quasi sempre in salita, come un invito a camminare verso l'incontro con il Signore. E' l'esperienza che noi viviamo nel mistero ogni domenica, ogni volta che varchiamo la soglia della nostra chiesa per partecipare alla celebrazione dell'Eucaristia, è l'esperienza che vivremo alla fine dei tempi. Il Pantocratore, colui che è venuto, colui che verrà, colui che viene sempre è là che ci aspetta e ci viene incontro. Anche oggi noi siamo usciti di casa e ci siamo messi in cammino per ritrovarci insieme in un luogo, in questa Basilica mariana; siamo venuti qui insieme ad incontrare Cristo nostro Signore.


4. Il Vangelo: il dialogo con il Signore


Si, noi ogni domenica andiamo nella casa di Dio per incontrare il Pantocratore. Il nostro nostro Re, il incontro si svolge anzitutto nella modalità del dialogo. Ce lo spiega l'evangelista Giovanni nel brano di Vangelo appena ascoltato. Da una parte c'è Pilato e dall'altra il Signore Gesù. Da una parte siamo noi, la nostra assemblea, dall'altra il Signore. Qual'é l'insegnamento che la Chiesa vuole trasmettere a noi oggi con questo dialogo tra Pilato e Gesù?

Lasciarsi interrogare


Siamo entrati in questa meravigliosa basilica e la Chiesa ci ha presentato la figura del Signore che viene. Il Celebrante ci ha rivolto il saluto: Il Signore sia con voi. Si, il Signore è in mezz alla nostra assemblea. E noi, come Pilato, desideriamo subito porre delle domande a Gesù. Sei tu il re dei giudei? La tua gente ti ha consegnato a me, che cosa hai fatto? Quelle di Pilato erano domande che riguardavano il potere sui sudditi, le cose di questo mondo. Anche noi siamo tentati oggi come sempre di porre al Signore domande sulle cose materiali: sulla salute, sulla guarigione da una malattia, sulla ricchezza, sulla carriera oppure sul potere e sul dominio.


Gesù tuttavia risponde a Pilato ponendo a lui una nuova domanda. Il Signore cioè ci dice che siamo noi che dobbiamo anzitutto lasciarci interrogare da lui. E' il Signore che attraverso la sua parola pone a noi delle domande. Il primo atteggiamento che dobbiamo avere davanti al Pantocratore, al Signore che viene, è quello dell'ascolto. In tutto l'Antico Testamento risuona il comando di Dio "Ascolta Israele". Là dove l'uomo di tutte le religioni si rivolge a Dio per domandare qualche cosa, con l'invocazione: «Ascolta, o Dio!», il popolo eletto prega obbedendo al comando: «Ascolta, Israele!»>. In tal modo viene sovvertito il fenomeno umano della preghiera. Il primato non è del domandare, ma dell'ascoltare


Cari amici presenti, quando andiamo in chiesa siamo noi sempre in atteggiamento di ascolto? Il nostro cuore è sempre disponibile ad accogliere la Parola di Dio? 

Il mio regno non è di questo mondo Le nostre domande al Signore purtroppo


riguardano abitualmente le cose terrene. La parola del Signore invece ci invita a cambiare mentalità: Il mio regno non è di questo mondo. lo dice il Signore a Pilato e a ciascuno di noi: non sono venuto per il potere, per formare un esercito potente, per combattere e conquistare il mondo. Il mio regno non è di questo mondo.


Il Signore che oggi ci viene presentato dalla Parola di Dio e il Pantocratore delle chiese medioevali, è dotato di una regalità che non è di questo mondo.


Guidati dal Vangelo andiamo per un momento all'interno del pretorio di Pilato e pensiamo al Mistero pasquale, agli eventi cioè della passione, morte e risurrezione di Gesù. Pensiamo a tutta la vita condotta da Gesù. Allora si apriranno anche a noi gli occhi della fede e il Pantocratore, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra (Ap 1. 5), apparirà anche a noi "un re povero, il re di coloro che sono i poveri...che hanno il cuore libero dalla brama di potere e di ricchezza materiale, dalla volontà e dalla ricerca di dominio sull'altro. Gesù è il re di quanti hanno quella libertà interiore che rende capaci di superare l'avidità, l'egoismo che c'è nel mondo, e sanno che Dio solo è la loro ricchezza. Gesù è re povero tra i poveri, mite tra quelli che vogliono essere miti. In questo modo Egli è re di pace, grazie alla potenza di Dio, che è la potenza del bene, la potenza dell'amore." (Benedetto XVI, Udienza, 26 ottobre 2011)


Il mio regno non è di questo mondo. E' l'affermazione che oggi il Signore dell'universo rivolge a re ciascuno di noi. Dobbiamo lasciarci interrogare da lui, si tratta di una domanda di fondo sulla nostra esistenza. Su quali valori è impostata la nostra vita? E' una vita vera, cioè basata sulla verità, sulla autenticità o sugli idoli falsi del mondo: il successo, il dominio, la carriera, il denaro? Dobbiamo fare un esame di coscienza e domandarci da che parte stiamo? Dalla parte degli ideali di questo mondo o degli ideali che Gesù non cessa mai di presentarci?


5. Incontrare il Signore


Oggi il Signore dalle braccia aperte ci viene incontro. Si, al momento della Comunione il Ministro sacro portando il Corpo di Cristo si avvicina all'assemblea mentre i fedeli si mettono in fila e camminano verso di lui. In questo movimento vi è espressa tutta la teologia della vita cristiana. Teologia che non è fatta solo di concetti, di dottrina, ma teologia che è fatta soprattutto da un Signore Gesù. evento: l'incontro con il


Ogni volta che vedo i fedeli allungare la mano per ricevere il pane consacrato mi viene alla mente un gesto sempre più frequente oggi nelle vie delle nostre città, il gesto del mendicante. Cari fratelli davanti al Signore Gesù, "il testimone fedele, il primogenito dei morti, il sovrano dei re della terra" (Ap 1, 5), tutti noi siamo dei mendicanti, a cominciare da me, dai ministri, da tutti voi fedeli qui presenti. A Lui domandiamo perdono dei nostri peccati, domandiamo che ci faccia dono di un cuore nuovo perché diventiamo nella vita quotidiana, come è stato lui, segno di perdono, di comprensione, segno che l'amore è più forte di ogni violenza è più forte della morte, perché il male si vince con il bene e con l’amore.

Concludiamo questa riflessione sulla solennità di Cristo re dell'universo rivolgendo al Signore questa preghiera:


Signore, re dell'universo, 

tu sei il re del mio cuore. 

Fa che io abbia sete della verità e 

rimanga in ascolto della tua parola.

Donami un cuore nuovo affinché in me

l'amore prevalga sempre sull'odio. 

Caricami sulle tue spalle, 

prendimi per mano

e conducimi verso l'incontro definitivo

con te nel Regno di Dio.

Amen.


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