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Solennità della Santissima Trinità 




  1. La storia della salvezza rivela Dio trinità 

La rivelazione del mistero della Trinità è il risultato dell’amore che Dio ha avuto per gli uomini. Noi conosciamo l’esistenza di un mistero di Dio in tre Persone non perché Dio ci abbia rivelato questo ma perché Dio nel corso della storia ha amato gli uomini. Nel Suo amore per noi è apparsa si è manifestata la Sua natura.

La Bibbia ci dice che Dio creò il mondo, e che lo ha creato per mezzo del Verbo, della Sua Parola, e ancora che Dio diede la vita all’uomo per mezzo del Suo Spirito. Fin dall’inizio della Bibbia appaiono dunque questi tre elementi: Dio, la Sua Parola, il Suo Spirito, anche se non possiamo ancora dire che si trattava della manifestazione della Trinità.

Fu il peccato dell’uomo che costrinse Dio a manifestare agli uomini il Suo amore, e quindi la Sua intima natura. Fu il peccato dell’uomo a dare origine alla storia degli interventi di Dio in nostro favore, cioè alla storia della salvezza. Potremmo dire con il preconizzo pasquale: ”O felix culpa”.

E così nell’Antico Testamento noi conosciamo l’amore di Dio Padre. Egli si sceglie un popolo, lo libera dalla schiavitù, lo conduce per mano nel deserto verso la terra promessa, come un padre conduce il proprio figlio. É Dio stesso che nell’Antico Testamento dice: Anche se una madre si dimenticasse del proprio figlio, io non mi dimenticherò del mio popolo. È in sintesi quanto ci viene descritto nella prima lettura dal Libro del Deuteronomio.

Nel Nuovo testamento ci è stata data la possibilità di scoprire un nuovo aspetto della vita di Dio, della Sua bontà e misericordia verso gli uomini. Dio Padre ha tanto amato il mondo da mandare a noi nella pienezza dei tempi il Suo Figlio Unigenito. Dio fatto uomo nel Nuovo Testamento, ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana e per amore degli uomini si è lasciato crocifiggere come un malfattore. E infine, dopo che il Figlio di Dio si è manifestato per oi nella effusione dello Spirito Santo, nel quale siamo diventati anche noi figli di Dio e possiamo chiamarlo con il nome “Abbà,Padre” (seconda lettura).

È evidente dunque che il mistero della Trinità non è manifestazione di un mistero speculativo, a è il risultati della storia della salvezza, della storia dell’amore che Dio attraverso il Vecchio e il l Nuovo Testamento ha avuto per gli uomini.


2. La trinità mistero centrale della fede 

Si tratta dunque del mistero centrale del cristianesimo che ci distingue dalle altre religioni monoteiste. Anche gli ebrei e i mussulmano credo in un unico Dio, anzi professano lo stesso vero Dio della fede Cristiana, creatore e Signore del cielo e della terra e salvatore dell’uomo. Ma per noi e per la nostra salvezza questo Dio si è manifestato Padre, Figlio e Spirito Santo. Negare la Trinità significa negare l’amore del Padre dell’Antico Testamento, l’amore di Cristo nel Nuovo, significa negare la presenza dello Spirito Santo nella Chiesa e in ciascuno di no. Perché ciascuno di noi è amato dal Padre che ci ha predestinati, dal Figlio che ci ha salvati, e dallo Spirito Santo, che ci ha resi Figli di Dio. Se il cristiano nega la SS.ma Trinità nega se stesso, perché ciascuno di noi è stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ciascuno di noi è assolto dai proprio peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 

E quando ci raduniamo per celebrare l’Eucarestia noi ci uniamo al sacrificio di Cristo per rendere al Padre ogni onore e ogni gloria nell’unità dello Spirito Santo.

Il mistero della Trinità dunque è la centro della nostra professione di fede. Come sapete la Chiesa ci ha tramandato dell’antichità tre modi di professare la nostra fede: la professione battesimale, che viene anche usata nella notte di Pasqua, il credo apostolico, quello breve, proprio della Chiesa di Roma, e il Credo o simbolo Niceno-Costantinopolitano comune a tutte le chiese e comunità cristiane d’oriente e di occidente. Ebbene tutte e tre le forme di professione di fede hanno una struttura ternaria: 

Credete in Dio Padre onnipotente…? Credete in Gesù Cristo….? Credete nello Spirito Santo ….? 

(formula battesimale); io credo in Dio Padre…. E in Gesù Cristo… Credo nello Spirito Santo….

E qui è necessaria una piccola nota.

Le formule di professione di fede, dopo le tre Persone della Trinità prevedono sempre la Fede nella Chiesa. “ Credo la Chiesa…” E questo perché la chiesa è essenzialmente unità alla Trinità, è l’icona, la manifestazione sulla terra della Trinità, è un popolo adunato nell’unita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (San Cipriano).


3. Il primato dell’amore 

Qualcuno di voi potrebbe dire: ma dopo tutte queste belle parole qual’è la relazione concreta tra questa festa e la nostra vita? Quali conseguenze devono trarre nella vita concreta coloro che credono nella Trinità ? 

La risposta è semplice e bella: si tratta del primato dell’amore. Se Dio è amore, credere in Dio significa credere nell’amore. Scriveva S,Agostino: “ Tu vedi la Trinità, se vedi la Carità, perché i tre sono: Colui che ama, Colui che è amato, e l’Amore stesso”. 

Credere nella Trinità significa credere nel primato dell’amore nella nostra vita, testimoniare di essere figli di un Dio, che è amore.

Dio si è manifestato Trinità perché ha amato, noi ci manifestiamo cristiani di fronte al mondo con amore.

La carità che si scoraggia tropo facilmente, la carità che si rileva nelle grandi occasioni, la carità che nelle intenzioni va al di sopra della realtà concreta più vicina, la carità che rimanda sempre al domani, la carità che non osa addossarsi dei rischi: non è questa la carità che ci propone oggi il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo!

Per giudicare se un atto della nostra vita è conforme alla nostra vocazione cristiana, è sufficiente che noi ci domandiamo se è un atto di amore o se invece appartiene al nostro egoismo, al nostro piacere personale, al desiderio di affermarci e di imporci sugli altri. La dove c’è il più piccolo slancio di amore, la più piccola azione della nostra vita, dallo sforzo della nostra preghiera giornaliera, alla fedeltà al dovere quotidiano là vi è un segno del Dio Trinità, un segno che noi crediamo nella Trinità. Vi sono dei piccoli atti di carità che noi possiamo compiere ogni giorni che sono come delle fessure attraverso le quali può entrare nel buoi del mondo la luce dell’amore delle Trinità.

E infine la fede nella trinità è la fede nella Chiesa: Famiglia di Dio, immagine dell’amore di Dio in mezzo agli uomini. La fede nelle tre Persone divine che vivono in perfetta unità e d in perfetto amore è un’ esigenza per tutti i cristiani, a vivere in comunione gli uni con gli altri. Gli altri non sono persone ideali, ma sono persone che hanno un nome, persone con le quali condividiamo la vita di ogni giorno. Ogni volta che professiamo la fede del Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e nella Chiesa, noi ci impegnano a vivere in comunione con gli altri. 

Come vedete celebrale la Trinità non significa fare una professione di fede come dei teologi, ma più semplicemente accettare nella nostra vita il primato dell’amore.


Testimoni dell’amore

Gli undici discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato. Lo videro, si prostrarono. E Gesù disse a loro: andate e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il Vangelo oggi proclamato descrive la nostra celebrazione. Anche noi siamo venuti i questo luogo, in questa Basilica, per incontrare il Signore, per adorarlo, per ascoltare la Sua Parola, per fare l’esperienza dell’amore: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi… questo è il mio Sangue versato per voi…. La Messa domenicale è una scuola, la scuola dell’amore. Siamo venuti qui per essere arricchiti dall’amore, per ricevere un forte aiuto e un sostegno spirituale. Si, il Signore ci infonde il Suo Spirito ci rassicura nella fede, ci da coraggio e ci invita a diventare testimoni del Suo amore. Siamo invitati nel mondo come testimoni dell’amore del Padre, del Figli e dello Spirito Santo.

Anche “ Maria [ che noi veneriamo in questa Basilica con il titolo Salus Populi Romani] è una donna che ama. In quanto credente che pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, Ella non può essere una donna che ama. Sì, cari fratelli e sorelle, Maria è il frutto e il segno dell’amore che Dio ha dato per noi della Sua tenerezza e della Sua misericordia. Per questo, insieme ai nostri fratelli nella fede di ogni tempo e di ogni luogo, ci rivolgiamo a Lei nelle nostre necessità e speranze, nelle vicende liete e dolorose della vita.” (Papa Benedetto, Enciclica Deus Caritas est, 41)

Guardiamo l’icona di Maria Salus Populi Romani e domandiamo a Lei aiuto per a migliorare la condotta della nostra vita, per vivere nell’amore di Dio e diventare sempre più testimoni del Dio che è amore.


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